domenica 26 febbraio 2012

Perche sogniamo? questo potrebbe essere il vero significato dei nostri sogni



Ci siamo mai chiesti perché sogniamo, perché impieghiamo parte della nottata  sognando, mentre dormiamo? Diverse sono le spiegazioni, ma ultimamente va facendosi strada un’altra interessante motivazione ai sogni, ovvero, quella di interagire sulle emozioni della giornata attenuandone in parte l’impatto.


Il risultato è che proprio grazie ai sogni, quelle stesse emozioni negative che ci farebbero reagire da svegli in modo eccessivo rispetto al carico emozionale rappresentato, grazie ai sogni, ci consentono un approccio migliore a quegli eventi laddove si dovessero ripresentare in tutta la loro forma. Il tutto avverrebbe nella cosiddetta fase Rem del sonno, in cui quelle stesse emozioni, tornano, sia pure elaborate dalla fase onirica, col risultato che il nostro cervello riesce a razionalizzarle e a ridimensionarle. Insomma, i sogni rappresentano per noi una sorta di terapeuta capace di sdrammatizzare le esperienze negative vissute nella vita da svegli e, dunque, facendoci vivere decisamente meglio.

A giungere a tanto, uno  studio effettuato da un gruppo di ricercatori della University of California di Berkeley che ha coinvolto 35 adulti divisi in due gruppi a cui sono state mostrate 150 immagini di forte impatto emotivo per due volte, a 12 ore di distanza. Mentre i volontari osservavano le immagini, la loro attività cerebrale era misurata con risonanza magnetica. Interessante è seguire le modalità degli esperimenti eseguiti. Infatti, il gruppo di studio è stato suddiviso a metà, al primo gruppo di volontari è stato concesso di assistere alle immagini a forte impatto emotivo la mattina e la sera senza consentire loro di dormire nell’arco della giornata, al secondo gruppo sono state mostrate le stesse immagini nelle stesse ore come fatto nel primo gruppo, ma concedendo a queste persone la possibilità di schiacciare un pisolino. Risultato, i soggetti che dormivano hanno riportato una diminuzione significativa della reazione emotiva alle stesse immagini mostrate il mattino dopo.

La risonanza magnetica ha infatti mostrato una drastica riduzione della reattività dell'amigdala, la parte del cervello che elabora le emozioni: la corteccia prefrontale aveva ripreso il controllo delle reazioni emotive dei partecipanti all'esperimento. In più, le registrazioni durante la notte dell'attività elettrica cerebrale hanno fatto scoprire una riduzione, durante il sonno, dei livelli di stress neurochimico.
Ma, come accade a tutti gli organi e apparati dell’organismo, anche i meccanismi che presiedono al sonno potrebbe guastarsi e si evincerebbe ciò, assistendo a quanto accade, ad esempio, a coloro i quali soffrono ricorrentemente di incubi associati ad un ricordo drammatico, pensiamo a coloro che sono tornati durante una guerra, persone che potrebbero essere affetti da disordine da stress post-traumatico. Secondo quanto riportato su Current Biology, in queste persone potrebbero non funzionare al meglio il sistema terapeutico del sonno in grado di razionalizzare le emozioni negative, col risultato che queste persone reagiscono davanti ad un’emozione negativa alla stessa maniera in cui hanno reagito la prima volta in cui  vi si sono imbattuti, ciò in quanto, il sonno non è riuscito a produrre quell’attenuazione emotiva di cui è capace.


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